giovedì 10 aprile 2008

01 - LE REQUIN - Lo Scalo

........................................................................................................

Prefazione
Salve a tutti i Magellanesi, alcuni mi conoscono come LUBRA e sono un modellista come voi, io mi definisco “modellista falegname”. Sono una capra a pitturare, saldare, invecchiare e quant’altro serve per definirsi “modellista navale”, ma so discretamente lavorare il legno.
Per tale motivo ho deciso di cimentarmi in una costruzione in ammiragliato, e ho iniziato il cantiere dello sciabecco “le Requin” usando la monografia di J. BOUDRIOT e H. BERTI delle ben conosciute edizioni ANCRE.
Ho pensato che possa essere interessante scrivere la cronistoria di quanto mi accingo a fare, nella speranza (non secondaria) che chiunque lo voglia mi dia delle dritte, consigli, e anche critiche e altrettanto farò io alle vostre domande.

-------------------------------------------------------------------------------------
Il REQUIN è uno sciabecco voluto dalla Marina Francese per contrastare i pirati barbareschi che, con simili barche, imperversavano in Mediterraneo.
E’ un veliero di discrete dimensioni, sottile, marino, solido, veloce, specialmente sotto vela, ma mosso anche da remi.
In confronto a vascelli dell’epoca, è molto più leggero, si da sembrare esile nella carpenteria, ma comunque robusto nella costruzione.
Ha un pronunciato cavallino e un bolzone molto accentuato, quasi completamente annullato da “ due specie di falsi ponti”, che ne aumentano la robustezza, migliorano la posizione di tiro dei cannoni, e non di meno migliorano la robustezza della nave favorendone anche lo scarico delle acque, sicuramente abbondanti per le basse murate.
Vi è anche un secondo ponte, costituente il castello di poppa con un forte sbalzo che fuoriesce ben oltre il dritto di poppa. Il ponte principale è armato con 24 cannoni e 3 alberi portanti vele latine.


--------------------------------------------------------------------------------------

IL LEGNO – Trovare in vendita tavolette nei vari spessori necessari per tale costruzione è quasi impossibile e quindi ho dovuto trovare altra soluzione.
Con gli amici del Magellano–point ho recuperato del legno di pero e un amico modellista (di professione: falegname) mi ha tagliato i vari spessori (e precisamente. 3-4-5-6-7-8- mm) calibrati al centesimo.
Le mie non numerose attrezzature, non mi avrebbero permesso di lavorare con sufficiente precisione tutto il necessario materiale.
L’essenza di pero sarà quella che userò maggiormente per la costruzione della carpenteria dello scafo, ma confido di usare altre essenze per alcune rifiniture, per non avere un manufatto troppo monocromatico.

--------------------------------------------------------------------------------------

LO SCALO- Originariamente era mia intenzione farlo come è stato fatto al Magellano-point per il Gros Ventre, e come ho potuto verificare in internet, dove la maggioranza dei modellisti, per le costruzioni “da cantiere” , usano lo stesso sistema.
A tale proposito vi allego la foto dello scalo fatto da un modellista/professionista del suo Requin e vi segnalo anche il suo sito che è ricchissimo di modelli splendidamente eseguiti
http://www.leut-krk.hr/leut2/glavnaEN.html


Va precisato che oltre ai due piani, ben visibile in foto, si dovrà aggiungere un parziale terzo piano per il castello di poppa. Va da se, che con tale procedimento, ha bisogno che tutte le ordinate siano posizionate con il quartabuono eseguito, praticamente già finite almeno nella parte esterna. Sarà quindi quasi impossibile quando si posizionerà il fasciame correggere eventuali allineamenti, anche con minimi errori.
Costruendo il Requin in scala 1: 48, scalmi e scalmotti avranno una misura di 2 x 3 mm, ed è chiaro che con tali quote l’esecuzione delle costole deve essere precisissima e di molta difficoltà per la esiguità dei medesimi.
Le ordinate sono 85, più altri scalmotti, braccioli, forcacci, zangoni, e apostoli.
Per evitare di eseguire il quartabuono prima del fissaggio, bisogna fare delle tacche per tutti i posizionamenti del costolame su tutti i 2 piani e mezzo di compensato , imbullonandoli tra loro con conseguenti difficoltà di allineare perfettamente il tutto.

L’esecuzione, senza errori del quartabuono su 85 esili ordinate, più circa 400 tacche incise con estrema precisione, mi hanno indotto a pensare ad uno scalo diverso che non mi obblighi a troppe lavorazioni complicate, e di difficile esecuzioni con massima precisione.





Dopo tutti questi arrovellamenti mentali ne è uscito il seguente scalo:

Nella foto si notano le due assi laterali al piano dello scalo, che oltre ad irrobustire e rendere rigida la struttura, servono anche da guida per le due squadre che utilizzerò man mano (sistemate e pinzate) per posizionare le ordinate.
Per perfezionare il fissaggio di tutte le costole, si dovrà aggiungere sopra alle suddette assi, due traversini di 2 x 1,5 cm.
Nella foto che segue si capirà meglio il tutto.

Le due squadre (una anche se trasparente si vede chiaramente nell’ultima foto) sono state fatte con del plexiglass, e applicando del biadesivo ai disegni della tavola n° 3, ove sono evidenziate le posizioni delle varie ordinate; una per le costole “avanti” e una per le costole “addietro.
Con un cutter ho inciso tutte le varie linee e poi ho scollato il tutto.
Va comunque precisato che tali disegni non riportano le posizioni di tutte le 85 ordinate, ma bensì 1 ogni 3.
Questa mancanza mi obbligherà ad adottare un altro sistema per il relativo buon posizionamento delle 2 intermedie, ma ne parleremo più avanti.

A mio modo di vedere tale scalo e molto semplice nella costruzione. Ho dovuto curare solo il perfetto parallelismo delle due guide, la perfetta centratura nel posizionamento della chiglia e la relativa perfetta perpendicolarità dei due dritti della medesima. Questo tipo di costruzione mi ha permesso di avere più spazio di manovra sui fianchi della barca per le mie mani, che ha detta di tutti, sono normali ma a me sembrano sempre più grandi del fabbisogno.-
Io, purtroppo, il mio modellismo lo faccio in casa e mi è stato consentito uno spazio che io ho definito “loculo” per la sua ampiezza. Per ora, fin quando non monterò castello di poppa e bompresso, essere riuscito a contenere la misura dello scalo dentro gli 80 cm. Mi rende soddisfatto e carico per affrontare la costruzione della chiglia.
Per ora mi fermo qui e mentre mi studio bene il da farsi mi auguro di leggervi sul forum per suggerimenti, critiche e quant’altro.


Gennaio 2008

1 commento:

Antonio Uboldi ha detto...

Allora Lubra ce l'hi fatta

Antonio